La paura si diffonde a una velocità di gran lunga maggiore del coronavirus. Lo si è visto, con immagini impressionanti, in primo luogo nella provincia cinese di Hubei, dove 60 milioni di persone sono state rinchiuse in un territorio diventato per molti versi simile a quel che potrebbe essere un campo di concentramento ad alta tecnologia del nostro tempo. Mai si erano isolate in questo modo milioni di persone sane. Poi il controllo assoluto sulla libertà di movimento si è esteso all’intero paese e quindi si è diffuso altrove, fino a raggiungere ampie zone del territorio italiano. È giustificata dalla portata delle minacce per la salute mondiale una reazione tanto drastica?, si domanda Vageesh Jain, medico della University College di Londra in un articolo scritto per la BBC? Il Laboratorio Europeo di Anticipazione Politica sostiene che siamo di fronte a un nuovo modello sociale di gestione delle crisi, che può contare anche sul consenso dell’Occidente. Raúl Zibechi, in piena consonanza con Giorgio Agamben, ne trae alcune conseguenze dal punto di vista dei movimenti antisistemici. La Cina è la futura potenza egemone del pianeta, le forme di controllo che esercita sono di grande interesse e utilità per le classi dominanti di ogni paese. Non solo nel caso di altre future epidemie o disastri “naturali”, ma soprattutto per far fronte alle grandi esplosioni sociali capaci di provocare crisi politiche devastanti per chi detiene il dominio su popolazioni capaci di ribellarsi, come accaduto di recente in Cile e in Ecuador. In questa lettura molto più che inquietante, l’epidemia diventa una enorme esercitazione, un laboratorio di ingegneria sociale, che comincia con la militarizzazione delle crisi, del territorio e della società. Non sappiamo dove possa approdare né come farvi fronte
Dobbiamo risalire al tempo del nazismo e dello stalinismo, quasi un secolo addiètro, per trovare esempi di controllo della popolazione tanto esteso e intenso come quelli che stanno avvenendo in Cina con la scusa del coronavirus. Un gigantescopanopticon militare e sanitario, che confina la popolazione costringendola a vivere rinchiusa e sottoposta a permanente vigilanza.
Le immagini della vita di ogni giorno in ampie zone della Cina che ci arrivano, non solo nella città di Wuhan e nella provincia di Hubei, dove vivono 60 milioni di persone, danno l’impressione di un enorme campo di concentramento a cielo aperto a causa dell’imposizione della quarantena per tutti gli abitanti.
In alcune città, quelli che non usano le mascherine possono finire in carcere. Si incoraggia l’utilizzo di guanti monouso e matite per premere i bottoni dell’ascensore. Le città della Cina sembrano città fantasma, fino al punto che a Wuhan quasi non si incontrano persone per la strada.
È necessario ribadire che la paura sta circolando a maggior velocità del coronavirus e che, a differenza di quel che si fa credere, “il principale assassino nella storia dell’umanità è stato ed è la denutrizione”, come segnala una imperdibile intervista del portale Comune-info.
La consuetudine abituale nella storia è stata porre in quarantena persone contagiate, mai si sono isolate in questo modo milioni di persone sane. Il medico e accademico dell’Istituto di Salute Globale della University College London, Vageesh Jain, si domanda: “Ha una giustificazione una reazione tanto drastica? Cosa accade con i diritti delle persone sane?”.
Secondo l’OMS, ogni persona contagiata dal coronavirus può contagiarne altre due, mentre un malato di morbillo può contagiarne tra le 12 e le 18. Per questo Jain assicura che oltre il 99.9% degli abitanti della provincia di Hubei non sono contagiati e che “la gran maggioranza della popolazione intrappolata nella regione non sta male ed è poco probabile che sia infettata”.
Il bollettino 142 del Laboratorio Europeo di Anticipazione Politica (LEAP) fa questa riflessione: “La Cina ha scatenato un piano d’azione di emergenza di dimensioni senza precedenti dopo soltanto 40 morti su una popolazione di un miliardo e 200 mila persone, sapendo che l’influenza uccide in Francia 3 mila persone ogni anno“. Nel 2019 l’influenza ha ucciso 40 mila persone negli Stati Uniti. Il morbillo uccide nel mondo 100 mila persone l’anno e l’influenza mezzo milione.
Il LEAP sostiene che siamo di fronte a un nuovo modello sociale di gestione delle crisi, che può contare sul consenso dell’Occidente. L’Italia ha seguito questo cammino nell’isolare dieci centri con 50 mila abitanti, quando c’erano ancora solo poche decine di persone colpite dal virus.
La Cina esercita un sofisticato controllo della popolazione, dalla video-vigilanza con 400 milioni di videocamere nelle strade fino al sistema di punti di “credito sociale” che regola il comportamento dei cittadini. Adesso il controllo si moltiplica, comprendendo la vigilanza territoriale con brigate di cittadini “volontari” in ogni quartiere.
Vorrei fare qualche considerazione, non dal punto di vista sanitario ma da quello che comporta la gestione di questa epidemia per i movimenti anti-sistemici.
La prima è che, essendo la Cina la futura potenza egemone globale, le pratiche del suo Stato verso la popolazione rivelano il tipo di società che le élite vogliono costruire e propongono al mondo. Le forme di controllo che esercita la Cina sono enormemente utili alle classi dominanti di tutto il pianeta per tenere a bada los de abajo (quelli che stanno in basso, ndt), in periodi di profonde e impetuose scosse economiche, sociali e politiche, di crisi terminale del capitalismo.
La seconda è che le élite stanno usando l’epidemia come laboratorio di ingegneria sociale, con l’obiettivo di chiudere la rete sulla popolazione con una doppia maglia, a scala macro e micro, combinando un controllo minuzioso a scala locale con un altro, generale ed esteso come la censura in Internet e la video-vigilanza.
Siamo probabilmente di fronte a un saggio di prova di quel che si applicherà nelle situazioni critiche, come i disastri naturali o gli tsunami e i terremoti; ma soprattutto di fronte alle grandi esplosioni sociali capaci di provocare crisi politiche devastanti per los de arriba, (quelli che stanno in alto, ndt). Insomma, le élite si preparano per eventauli sfide al proprio dominio.
La terza considerazione è che noi non sappiamo ancora come potremo affrontare questi potenti meccanismi di controllo di grandi popolazioni, meccanismi che si combinano con la militarizzazione della società di fronte alle rivolte e alle sollevazioni, come accade, per esempio, in Ecuador.
La pandemia del coronavirus: il controllo del cartello farmaceutico sulla sanità mette a rischio l'economia mondiale Un nuovo rapporto dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), un organo intergovernativo la cui appartenenza comprende un gruppo di 36 paesi prevalentemente sviluppati, descrive come l'epidemia di coronavirus COVID-19 sta mettendo a rischio l'economia mondiale affermando che "i governi devono agire rapidamente e con forza per superare il virus e il suo impatto economico", l'OCSE afferma che il virus presenta all'economia globale la sua minaccia più grave dalla crisi finanziaria. In realtà, tuttavia, non è così tanto che il coronavirus stesso sta mettendo a rischio l'economia mondiale, ma piuttosto è il controllo costante dei nostri sistemi sanitari del cartello farmaceutico. Il rapporto dell'OCSE è solo una delle numerose cupe previsioni economiche che sono state pubblicate di recente in relazio...
Arrestata Meng Wanzhou di Huawei. dichiarazione di guerra? alla guerra dei dazi alla guerra per via giudiziaria il passo è brevissimo. Ma è chiaro anche ai ciechi che il diritto, in questa storia, non c’entra niente. Meng Wanzhou, direttrice finanziaria del gigante cinese della telefonia – Huawei – e figlia del fondatore della società è stata arrestata in Canada su richiesta degli Stati Uniti. L’ordine di arresto parla di inchiesta per aver “violato i controlli commerciali americani in paesi come Cuba, Iran, Sudan e Siria”. Un elenco particolarmente significativo, visto che si tratta di paesi non esattamente nella lista degli “amici degli Usa”. Nelle stesse ore, il governo inglese ha obbligato British Telecom a metter fuori Huawei dal giro dei propri fornitori perché “a rischio spionaggio”. Due settimane fa, del resto lo stesso Trump aveva avvertito...
La "Soluzione finale della questione ebraica" era "territoriale"! Mai nella conferenza di Berlino-Wannsee (20 gennaio 1942) fu deciso un qualsiasi " sterminio" degli ebrei europei. L’idea stessa di una simile decisione presa in quella data è stata definita sciocca ( silly ) da Yehuda Bauer, professore all’Università ebraica di Gerusalemme (vedi "Importance of Wannsee Rejected" (Rigettata l’Importanza di Wannsee), Canadian Jewish News, 30 gennaio 1992, pag. 8, che riproduce un comunicato della Jewish Telegraphic Agency di Londra). D’altro canto, sette mesi dopo la suddetta conferenza, il “memorandum di Martin Luther” attesta che il Terzo Reich non aveva concepito alcun progetto di sterminio di alcun gruppo di qualsiasi natura; come a Wannsee, fu considerato soltanto lo sfollamento degli ebrei fuori dall'Europa. Facendo la cronistoria di una ricerca sulla soluzione della questione ebraica, M. Luther ricorda che, già nel giugno del...
saremo fottuti
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Elimina